Forse non tutti sanno quale è la differenza tra separazione e divorzio e gli effetti conseguenti.
Tali istituti sono stati oggetto di varie modifiche nel tempo, l’ultima delle quali recentemente, con la cosiddetta “riforma Cartabia”.
Ma andiamo con ordine.
Quando la “convivenza coniugale” non è più sostenibile, per qualsiasi ragione, uno o entrambi i coniugi possono chiedere la separazione.
La procedura legale è diversa, a seconda che la si voglia intraprendere consensualmente, quindi con accordo tra i coniugi, o giudizialmente, in mancanza di accordo.
Nella prima ipotesi i coniugi possono anche rivolgersi ad uno stesso avvocato, nella seconda, ovviamente, no.
Il ricorso all’autorità giudiziaria (Tribunale) può essere evitato avva-lendosi della cosiddetta “negoziazione assistita” tramite l’ausilio di un Legale.
La problematica conseguente alla separazione è proporzionale ai punti di convergenza tra i coniugi che, solitamente, afferiscono a tre principali temi: affidamento di eventuali figli, assegnazione della casa coniugale, aspetti economici (mantenimento coniuge e figli e spese straordinarie per questi ultimi).
Senza soffermarsi su tali aspetti, che variano da caso a caso, ma che è bene affrontare con piena condizione di causa, da parte dei coniugi separandi (a volte troppo interessati a porre fine al vincolo coniugale quanto prima), merita rilevare che non tutte le separazioni sfociano in un successivo divorzio e, ancora oggi, si assiste a situazioni in cui persiste, a distanza di diversi anni, la condizione di “coniugi separati”.
Tale concetto merita più di una riflessione.
Innanzi tutto, soffermandoci sulla più rilevante, va evidenziato che, an-che successivamente alla separazione, i coniugi sono ancora tali, an-corchè separati. Ciò significa che, ad esempio, permangono i reciproci diritti successori che gli stessi avevano in costanza di mantenimento.
Tale aspetto merita di essere considerato, specialmente da parte del coniuge che vanta un eventuale patrimonio, più o meno significativo, sia mobiliare, che immobiliare, e che, per ipotesi, nel frattempo ha posto in essere una eventuale nuova convivenza.
Il rapporto di coniugio cessa solo con il divorzio (o la morte!) e, con esso, anche i diritti successori tra coniugi.
Detto passaggio, ovviamente, è anche necessario qualora uno o entram-bi i coniugi intendano convolare a nuove nozze.
Infine, per mera completezza argomentativa, si evidenzia che, formal-mente, con la recente richiamata nuova disciplina, è possibile pre-sentare, contestualmente, domanda di separazione e di divorzio.
Lo scrivente ritiene tale possibilità una “abnormità” e non la condivide, principalmente perché vengono snaturate le finalità della separazione e le conseguenze della stessa.
Nell’intento del legislatore di remota memoria, che si condivide, la separazione avrebbe potuto rappresentare un “momento di riflessione” tra i coniugi.
L’esperienza quotidiana ci insegna che diverse coppie separate, poi, dopo avere provato nuove esperienze o “metabolizzato” gli effetti della separazione e l’esperienza di un periodo da single, si sono ravveduti e, previa riconciliazione, hanno ripreso la convivenza.
E si, perché, è sufficiente riprendere la convivenza per annullare gli effetti della separazione e riacquisire la qualità di coniugi, anche se, è bene precisarlo, la ripresa della convivenza deve essere effettiva, non temporanea e tale da “ricostruire la comunione spirituale e materiale propria della vita coniugale”. Ci auspichiamo che questo contributo possa essere di aiuto a coloro che troppo frettolosamente, a volte, ha posto fine ad un rapporto coniugale dando corso, emotivamente, magari per orgoglio (si pensi ai casi di infedeltà coniugale) alla procedura di divorzio, recidendo defi-nitivamente quel “cordone ombelicale” che, come coniuge separato, lo teneva ancora, in qualche modo, unito al compagno, o alla compagna, con il quale, o con la quale, aveva condiviso una parte significativa della propria vita, magari mettendo al mondo anche figli che (non è una frase fatta) rappresentano il collante di una vita in comune e le ricadute, spesso devastanti, sui quali meriterebbero una ponderata e serena riflessione.